Il 18 dicembre 2018 è venuto a mancare Francesco Iannamico, per tutti Franceschino, persona semplice e genuina che ha dedicato la sua vita alla famiglia, al lavoro e al suo paese.
Il nonno, Francesco, classe 1857 elaborò un infuso particolare e unico, diverso da ogni altro liquore. L’inventore del Punch Abruzzese fu uomo dal pensiero dinamico e dalle grandi idee, fu fra i primi a intuire le nuove opportunità offerte dall'innovazione tecnologica che caratterizzava la nascita dell'era moderna.
Lo sviluppo della navigazione gli permise di importare dalle Americhe e dalle Antille speciali spezie e infusi che ancora oggi rendono questo liquore unico.
Il Punch fu presentato nelle più prestigiose e importanti competizioni d'Europa, inanellando una serie infinita di riconoscimenti.
Il resto è storia e poesia.
E’ bello rileggere qualche verso di Oreste del Cioppo del 1903: “Lu Ponce de Monzù Jannamiche”
Ogni Juorn, a la bon’ore, lu cafè de Iannamiche, l’buscije ‘nte ne diche, De perzone chiene sta.
Isse ha fatte nu liquore, Sapurite, prelibbate, Che t’armette na custate, E le forze t’aredà…
Poi continua
…. Nu signore de Turine, Ere ardotte pelle e osse, Stave pronde già la fosse, Pe puterl assutterrà.
Nghe tre quattre bicchirine, Se salvette de la mort, S’arfece belle e fort, Putè vivere e magnà…
Francesco detto: “d Monzù", la parola deriva dalla “napoletizzazione” del termine francese: Monsieur, titolo attribuito ai capocuochi nelle case dell’aristocrazia partenopea fra il XVIII e XIX secolo, ebbe come primogenito Ruggero, classe 1896.
Poco più che ventenne si trovò ad affrontare la “Grande guerra”, in seguito il venntennio fascista e infine la “Seconda guerra mondiale” che lasciò una cicatrice indelebile nella Valle del Sangro.
Fortunatamente una nuova nazione stava per nascere e l’impresa Iannamico nacque con l’Italia e con essa il nostro Franceschino, figlio di Ruggero, classe 1926.
Aveva 34 anni Franceschino, quando nei laboratori Iannamico venne alla luce l’Amaro d’Abruzzo.
Un’altra idea, un nuovo sapore, anche questo unico.
L’azienda torna a crescere, l’Amaro e le nuove essenze trovarono nuovi “fans”, il marchio di famiglia trova amopi spazi per la distribuzione dei prodotti.
Franceschino voleva portare i liquori di Villa Santa Maria “sulla bocca di tutti”.
Ci riuscì, con la sua calma, il suo amore per le cose buone e genuine, la pazienza e la costanza.
Ci riuscì mettendo a frutto un sapere profondo che la famiglia Iannamico ancora oggi conserva.
I Monzù conoscevano le erbe, ne sapevano estrarre la forza, la bontà e la magia.
Negli anni ottanta si aprirono per i liquori di Villa i mercati statunitensi, poi il Canada, l’Australia.
Qualche anno dopo fu opera di Francesco, la sigla di un importante accordo con la “Landy Frères” Industria Italiana Liquori di Lusso.
E' bello ricordarlo alla “conquista dei social”, mentre fiero, con il pollice alzato, festeggia 130 anni del suo Punch Abruzzese in un post da 17.000 visualizzazioni, oltre 400 like e 3.200 interazioni.
Semplice e carismatico, onesto, un grande lavoratore.
Villese verace. Si, perché più di tutto amava il suo paese, con la sua gente e i suoi luoghi che spesso ricordava parlando della sua infanzia.
Un paese, madre di fantastici sapori ai quali Franceschino ha dedicato la sua lunga vita.
Una vita di successi, mai considerati come punti di arrivo ma come punti di partenza, nuove sfide da accogliere con entusiasmo, un entusiasmo contagioso, soprattutto per i suoi figli che ne conservano l'amore per il lavoro e l'affetto di un padre tenero e presente.
Negli ultimi anni, seppur segnato dalla malattia, si recava ogni giorno in azienda, in produzione, in ufficio, elargendo consigli, esortando, come amava fare con il pollice alzato, a non mollare mai.